Vucciria

Amedeo Rollo, dicembre 2024

A Roma, dove abito, sono abituato ad andare al mercato, sono attratto dai mercati. Forse perché sono gli unici posti in città che mi ricordano la stagione che si sta vivendo.

Abituato ai mercati romani, nessuno di essi però ha la stessa anima caotica e vibrante della Vucciria.

Arrivo di buon mattino, come faccio ogni volta che mi trovo a Palermo.

Appena metto piede nei vicoli, sono accolto da un’esplosione di voci, colori e odori molto simili a quelli della kasbah di Tunisi o di Algeri.

Il profumo pungente degli agrumi mi colpisce per primo: limoni, arance e mandarini, disposti in file perfette, con la loro buccia lucida che riflette il sole del mattino. La loro disposizione ricorda le piramidi d’Egitto, è così perfetta che viene voglia di prendere i frutti alla base e vedere se viene giù tutto!

Le verdure di stagione sono altrettanto spettacolari: mazzi di finocchi dal bianco immacolato, carciofi dalle sfumature violacee e le melanzane, lucide come specchi, che sembrano appena raccolte dall’orto.

Sono incantato dalla cura nelle disposizioni di qualsiasi cosa ci sia sulla bancarella, ognuna delle quali è un piccolo capolavoro di geometria e di statica.

Ci sono i carretti dei venditori della “meusa” e quelli con un trespolo con su un grosso paiolo di rame, con sotto la fiamma, che lessano il polpo o le patate.

Quando raggiungo il banco del pesce, il mare sembra prender vita davanti ai miei occhi. I pesci, ancora bagnati di acqua salmastra, sono disposti con precisione: triglie rosse come il tramonto, cernie dalle squame brillanti, spigole argentate, polpi con i tentacoli flessuosi che sembravano danzare…. E poi un’infinità di crostacei e molluschi che sono lì pronti da gustare crudi, meglio che in un qualsiasi ristorante giapponese.

Inspiro a pieni polmoni il misto di profumi di mare e spezie che aleggia nell’aria. Prendo una manciata di erbe aromatiche da una bancarella vicina e scelgo una spigola… Immagino il gusto del pesce fresco, condito con i sapori delle spezie appena colte, nel naso avverto i profumi di quel posto e subito sento aumentare la salivazione.

Esco dal mercato con un senso di gratitudine: la Vucciria non è solo un luogo di scambi, di profumi e di voci ma un teatro vivente, un presepe quotidiano in cui il cibo racconta la storia del mare e della terra siciliana.

Immagine di freepik</a>

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