Mi parve
Giuseppe Pugliese, gennaio 2025
Mi parve strano essermi assopito mentre tu parlavi e parlavi sempre degli stessi problemi e delle tue preoccupazioni in merito. Mi ridestai appena in tempo e provai a sostenerti con un “Hai proprio ragione”. Fortuna volle tu ribattessi pronta “Lo vedi che sei d’accordo pure tu? Come fanno a non capirlo?”
Mi parve appropriato interromperti durante il tuo sfogo giusto per fare una battuta che stemperasse un po’ la tua arrabbiatura. Ma non la apprezzasti e rimanesti perplessa con l’aria di star pensando “Questo è proprio un cretino!”
Mi parve abbastanza offensivo aver come risposta ad una mia complessa richiesta un banale “Fai tu”.
Mi parve tuttavia poco delicato manifestare nei tuoi confronti la stessa mancanza di riguardo.
Mi parve quasi impossibile che poi tu stessi ridendo.
Mi parve del tutto naturale, al contrario, che il tuo riso si tramutasse in pianto.
Mi parve innaturale invece che tu ne facessi una tale tragedia. In fondo era solo una stupida faccenda di lavoro. Ok, ho sbagliato. Il solo era fuori luogo.
Mi parve bello poi mettere un disco e ballare un lento abbracciati.
Mi parve eccezionale quel semplice piatto di pasta al sugo che preparasti in pochi minuti. Probabilmente fu il senso di appagamento della fame a farmi essere così entusiasta.
Mi parve una emerita sciocchezza che tu fingessi di non aver sentito. Ti avevo solo chiesto come mai ti fossi mangiata tutto il gelato. E ora?
Mi parve possibile tornare alle mie occupazioni a quel punto. Mi misi ostentatamente a leggere sdraiato sul divano, impedendoti di vedere tranquillamente la tv.
Mi parve assurdo che tu te ne avessi così a male. E il gelato allora?
Mi parve semplice fare pace. Me ne andai a leggere a letto. Ti lasciai campo libero.
Mi parve immondo sentirti ascoltare la trasmissione di Bruno Vespa. Mi spiegasti, l’indomani, che ti eri addormentata sul divano, senza accorgertene.
Mi parve folle andare a lavorare con quel bel sole. Ma se tutti ragionassero così mi dissi… e misi in moto l’auto.
Mi parve ovvio scoprire che avevano avuto tutti la mia stessa idea. Tutti tranne il capo che non sembrava mostrare il giusto entusiasmo per il nostro comune desiderio. Destinato peraltro a non essere esaudito.
Mi parve sensato prendere un altro caffé.
Mi parve logico tirarla avanti a lungo quella discussione programmatica. Era quasi ora di pranzo e il suo approssimarsi l’avrebbe troncata. Senza alcuna possibilità di ripensamenti.
Mi parve evidente perché il pomeriggio fosse scorso così lentamente. Riportare tutti quei dati in tabella non era per nulla stimolante.
Mi parve chiaro quale compito assolvere non appena uscito dal lavoro.
Mi parve necessario correre a casa per metterlo al fresco, nel congelatore. Nell’angolo più nascosto per evitarti insane tentazioni.
Mi parve carino farti una sorpresa e tirarlo fuori a fine pasto.
Mi parve meraviglioso il tuo sorriso di compiacimento. L’unico di quella giornata, mi dicesti.
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