Una cerimonia particolare
Amedeo Rollo, gennaio 2025
Il teatro è un piccolo gioiello incastonato nel cuore di una cittadina della provincia italiana. Sopra l’ingresso, un’insegna in ferro battuto reca il nome, con lettere un po’ consumate, ma ancora leggibili: Teatro Comunale.
Il foyer è un tripudio di dettagli vintage. Nella sala principale le poltrone in velluto rosso, leggermente consunte, creano un contrasto elegante con il pavimento in legno scuro. I lampadari pendenti, con gocce di cristallo, diffondono una luce calda e soffusa, contribuendo a un’aria romantica e nostalgica.
Per il matrimonio, il teatro è stato trasformato in un luogo “magico”: a segnare ciascuna fila di poltrone ci sono cascami di fiori bianchi e rossi; sulle pareti, decorazioni fatte a mano dagli amici degli sposi celebrano il loro amore per la scena e l’arte. Il palco è il fulcro della cerimonia: un arco di fiori intrecciati incornicia lo spazio dove i due attori dilettanti si prometteranno eterno amore, come in una pièce teatrale perfettamente orchestrata.
Lei, in abito bianco, è visibilmente emozionata. Accanto c’è lui, elegante nel suo tait sartoriale con tanto di papillon rosso.
Si sono conosciuti proprio lì, nel Teatro Comunale, due anni prima, entrambi attori dilettanti. Ed è lì che hanno deciso di sposarsi.
Ad officiare la cerimonia un delegato del sindaco con tanto di fascia tricolore.
La celebrazione inizia senza intoppi. Il delegato, con voce solenne, ricorda i doveri degli sposi. Gli invitati ascoltano sorridendo e asciugandosi le lacrime di gioia. Ma c’è qualcosa di strano nell’aria, un’elettricità che sembra accumularsi senza un motivo chiaro.
“Se qualcuno ha qualcosa da obiettare riguardo a questa unione,” dice l’officiante con voce ferma, “parli ora o taccia per sempre.”
Silenzio. Gli occhi di tutti sono sugli sposi.
Poi, una voce si alza dalla fine della platea. “Io!”
Gli invitati si girano di scatto. Una giovane donna, vestita con un abito elegante ma semplice, si fa avanti. Ha i capelli scuri raccolti e un viso che palesa determinazione.
“Non posso permettere che questo matrimonio si celebri.”
Lui impallidisce. La sposa, invece, stringe il bouquet con tale forza da spezzare alcuni gambi, chiede con voce graffiante: “Chi sei tu?”
“Mi chiamo Elena,” dice la donna. “E lo sposo non è chi dice di essere.”
“Che cosa intendi dire?” chiede la sposa.
La donna si avvicina di qualche passo. “Lo sposo ed io… abbiamo avuto una relazione.”
Un sussulto generale percorre la sala. Lui cerca di parlare, ma lei subito lo interrompe. “Non solo: mi ha promesso che avrebbe sposato me. Mi ha giurato amore eterno. E ora, eccolo qui, con un’altra donna. Tu non lo conosci davvero, mia cara.”
Lo sposo sembra perso: “Non è come sembra,” balbetta.
Ma prima che potesse dire altro, un’altra voce rompe il silenzio. “Anch’io ho qualcosa da dire.” Dal lato opposto della platea, un uomo distinto si alza. “Mi chiamo Paolo, e anche io ho avuto una relazione con lo sposo, relazione bruscamente interrotta solo una settimana fa”.
Un’esplosione di mormorii riempie il teatro. La sposa sembra incredula, mentre lui vorrebbe sprofondare sottoterra.
Rivolge lo sguardo prima verso Elena, poi verso Paolo, e infine verso colei che sarebbe dovuta diventare sua moglie. Un lungo sospiro gli esce dalla bocca. “Va bene. È tutto vero. Ho mentito. A tutti voi. Ma sono cose del passato, non credevo fossero importanti.”
A quel punto la sposa, con un sorriso improvviso e inquietante, posa il bouquet sul pavimento:
“Sai una cosa? Anche io ho un segreto.”
Lui la fissa, confuso. “Cosa intendi?”
Lei si avvicina lentamente, il volto sempre più sereno:
“Non avrei mai sposato un uomo che mente così spudoratamente. Io e mia sorella… abbiamo orchestrato tutto.”
“Lo sapevamo da tempo. E questo matrimonio? È stato solo una trappola per smascherarti davanti a tutti.”
Giunti a questo punto i presenti si rendono conto di essere i testimoni di una recita perfettamente riuscita.
E continuando:
“Grazie mio caro per aver dimostrato a tutti che tipo di persona sei, una nullità.”
E tutto ciò accade mentre la musica si spegne lentamente nel silenzio più assoluto.
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