La ragazza dei ghiacci
Caterina Traina, gennaio 2025
La ragazza protese le braccia, chiedendo disperato aiuto. Gli occhi bagnati dal pianto e il viso contrito le rivelavano il dolore, facendola sentire fragile e indifesa. Ora si sentiva schiacciata in quella morsa di ghiaccio che la intrappolava.
Il vento sferzava gli alberi del bosco, la neve scendeva copiosa e fitta su quella vastità di terra montana. In lontananza si udivano i lupi che si avvicinavano minacciosi alla preda. La ragazza sentiva freddo per tutto il corpo; stava lentamente congelando. Non sentiva né braccia né gambe; la fine era vicina. Si doveva solo addormentare. Poi sarebbe piombata in un sonno eterno senza fine. Non avrebbe più sentito nulla. La neve l’avrebbe ricoperta e di lei non sarebbe rimasta traccia. Chiuse gli occhi e, per un attimo, le sembrò che fosse tutto finito. Poi sentì avvicinarsi i famelici lupi, ma si sentiva troppo debole per reagire; pensò che fosse la fine.
I lupi arrivarono in branco e circondarono la ragazza. Aspettavano un cenno dal capo branco, un lupo anziano dal pelo grigio e con una cicatrice sulla fronte. Mentre l’animale si stava avvicinando, arrivarono degli uomini con fucili e torce. Uno di questi sparò in aria per far fuggire i lupi, che a gran velocità si dispersero tra i boschi. Aprì per un attimo gli occhi e vide la salvezza in quegli uomini; ma subito richiuse gli occhi e svenne, sembrandole che fosse tutto finito. Iniziò a sognare e a vagare tra il delirio della febbre e i ricordi del passato.
In un flashback, si vide bambina, felice, quando il papà la accompagnava sul pulmino scolastico. Lei, contenta, si sedeva e partiva per andare a scuola. Sul pulmino trascorreva ore spensierate e allegre, cantando e chiacchierando con gli amichetti. Ricordava anche di quando giocava spensierata con i compagni nel giardino della scuola, i maestri, le lezioni e i compiti da fare a casa.
Il vortice del delirio la catapultò in un periodo difficile della sua vita, quando cadde in depressione per via di un’operazione alle gambe che non la faceva riprendere a camminare. Furono giorni terribili di sofferenza e disagio interiore, ma l’aiuto di parenti, amici e del parroco la guarì.
I raggi del sole penetrarono da una finestra di una stanza da letto; qui giaceva una donna priva di sensi. Degli alpini l’avevano soccorsa e trasportata in una baita gestita da alcuni locali del posto che le avevano prestato soccorso.
Dopo qualche giorno, la donna riprese conoscenza e ringraziò le persone che le avevano salvato la vita. Poteva riprendere il suo viaggio e tornare a casa.
Venne a prenderla il suo ragazzo con un bouquet di fiori. La ragazza rimase sorpresa e un tantino irritata, dato che l’ultima volta si erano lasciati litigando. Il ragazzo era contrario al suo viaggio e per questo avevano bisticciato. Ora però lei capiva i suoi timori e gli chiese scusa. Così i due si abbracciarono e tornarono a casa. La donna avrebbe ricordato a lungo quell’avvenimento. Si sentiva dopo tutto fortunata e ancora di più innamorata della vita e del suo uomo.
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