La truppa

Giuseppe Pugliese, gennaio 2025

Il racconto è letto dall’autore

La truppa è schierata.

In prima fila al solito c’è Martina che parla parla parla e fa pure tante domande. In continuazione e senza attendere risposta.

“Se io alle otto del mattino avessi un terzo della sua energia sarei potuta diventare presidente della repubblica” mi dico, ma in realtà so bene di star mentendo a me stessa, al massimo potrei fare la direttrice di questa scuola dell’infanzia. Ma non lo so eh… non vorrei esagerare con le aspettative.

Comunque oggi è una giornata speciale: c’è la gita annuale per la raccolta delle castagne. Non manca nessuno. Tutti puntualissimi come non accade praticamente mai.

E tutti, dico tutti, più esagitati del solito. È normale, è sempre così, e però sono più agitata anche io. Voglio che tutto vada bene senza intoppi o piccoli incidenti. Anche da questo dipende una piccola parte del prestigio che mi sono guadagnata in questi anni.

Per carità, non è tutto merito mio, anche la fortuna ha giocato la sua parte.

Infatti l’agognata meta è a non più di un chilometro dalla scuola e non è un vero e proprio bosco in cui addentrarsi potrebbe pur sempre essere pericoloso, bensì è un maestoso giardino che circonda la villa di carissimi amici di famiglia. Io e le mie due sorelle ci andavamo spesso da piccole a giocare coi figli di Amalia. Era tenuto benissimo, con vera magnificenza. E le nostre visite erano frutto di una amicizia tra i nostri genitori nata tra i banchi dell’Università e rafforzatasi seguendo le stesse specializzazioni e percorsi di vita, ossia matrimoni quasi contemporanei e nascita di figli pure. E i rapporti erano sempre rimasti ottimi anche col passare degli anni.

Era stata proprio Amalia a darmi l’idea un pomeriggio che ero passata a salutarla.

In quel vasto giardino c’erano da sempre una dozzina di castagni e nessuno si dedicava alla raccolta dei loro frutti autunnali se non sporadicamente e mai sul serio.

Mi disse “Ti ricordi di come vi divertivate voi all’epoca?” e mi propose di portarli lì quei bimbetti, al sicuro da ogni rischio, nonché a due passi dall’istituto scolastico.

E a sorpresa, la prima volta, organizzò anche una fantastica merenda per tutti, cosa che si è ripetuta fino a un paio di anni fa, quando purtroppo è malamente caduta e la rottura del femore le ha lasciato una leggera zoppia che la irrita e che fa limitare ormai la sua presenza ad un saluto di benvenuto e alla predisposizione di deliziosi biscottini e succhi di frutta da distribuire con generosità.   

Ma ovviamente non c’è problema, anzi sono tutti felicissimi di portarsi dietro i loro panierini ripieni di ogni ben di dio.

Una volta arrivati chi fugge di qua chi fugge di là. Michele che ha portato il pallone anche se non si dovrebbe, Arianna che litiga con chiunque. Chi si rincorre, chi gioca ad acchiapparello e chi fa scherzi cretini. Ma tutto frutto di una fantasia meravigliosa, che è proprio ciò che ad ogni ripartenza d’anno mi fa tornare al mio lavoro quasi con gioia. Quasi.

I veri momenti di difficoltà se si è fuori è quando gli scappa. Che poi per i maschietti è ovviamente più semplice a meno che non sia quella grossa e allora sono dolori. Sebbene anni di esperienza ti insegnino ad attrezzarsi alla bisogna.

Poi chiaramente c’è quello che cade e si sbuccia e piange che pare si sia rotto una gamba e poi con un cerotto di Snoopy e una carezza è bel che guarito e tornato a far casino nel giro di cinque minuti.

Vabbé comunque siamo in tre e in un modo o nell’altro riusciamo a gestire la giornata. Che passa in fretta e alle 15.45 sono tutti pronti per rientrare. Tutti però è una parola grossa… 

Sofia… si nasconde dietro l’unico albero che c’è all’uscita di scuola figurarsi qui che ha ampia scelta.

Ma io la conosco e la seguo con lo sguardo e so perfettamente dove è nascosta.

Ma faccio finta di no e comincio a gridare il suo nome, subito seguita da tutti gli altri in coro. Ma lei resiste, non esce.

E allora io allargo le braccia e con fare teatrale zittisco tutti e fingendomi sgomenta domando ad alta voce “Ma non l’avrà mica presa il lupo?”

Posso distintamente percepire i brividi che percorrono la schiena dei miei bimbi.

E lei che immediatamente appare al mio fianco “Maestra maestra sono qui!”

“Birbante” le rispondo “Volevi fregarmi eh?”.

Lei ride forte, mi abbraccia e io mi sdilinquisco. Lo so che non dovrei, ma la ricopro di bacetti di fronte a tutti. Tanto lo sanno, lo hanno capito anche le pietre che è lei la mia preferita.            

Immagine di freepik</a>

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