Silvana D’Angelo
“Il dottorino, l’avvocato e la donna dell’est che fa la domestica. Tre persone che potrebbero non incontrarsi mai non hanno nulla in comune…fino a che la realtà non si capovolge e queste tre persone qualcosa in comune ce l’hanno. Una cosa piccolissima, invisibile. Che cambia le carte in tavola per ciascuna in modo diverso, portando in superficie la trasgressione, la disperazione, il coraggio.”
Per me il primo romanzo che parla del covid, letto per verificare un mio equilibrio precario sul tema, fatto un po’ di razionalizzazione e un po’ di necessaria rimozione.
Letto d’un fiato, ahimè, in un pomeriggio (i libri brevi mi lasciano troppo presto).
Personaggi a tutto tondo, come solito per l’Autore, descritti dentro e fuori con pennellate sapienti ed essenziali.
Tre personaggi a sé stanti, più uno che è “un mezzo per…”.
I personaggi arrivano al finale con tutte le loro ragioni esaurientemente sviscerata, sacrosante. Una scelta di vita, un amore vitale e un imperativo categorico infranto. Insomma: un pugno nello stomaco! E nulla sarà come prima.
Scritto bene linguisticamente parlando, a parte un paio di congiuntivi omessi (de Giovanni, da te non me lo aspettavo!), ma perfino amici linguisti mi dicono che la lingua deve essere viva e necessariamente cambia; me ne farò una ragione.
Editore: Solferino
160 pagine
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