L’ultimo
Giuseppe Pugliese, settembre 2024
Sono rimasto solo io.
L’ultimo di quelli originali.
Hanno provato con le buone e con le cattive ad affiancarmene altri, ma non hanno mai davvero attecchito. La loro resistenza si è contata in giorni, in un paio di casi in mesi. Ci avevano quasi creduto ma poi…
È una questione di geni, ereditaria forse.
Sinceramente a me non ha mai pesato più di tanto. Agli altri, agli altri della famiglia sì.
“Un uomo di bell’aspetto come te non può arrendersi così, lasciarli andare senza far niente. D’accordo non accanirsi però anche non far nulla non va bene. Sei ancora giovane!”
E così, seppure poco convinto, li ho lasciati fare.
Hanno letteralmente provato a spaccarmelo in quattro: nulla.
Li ho seguiti persino a Istanbul che, detto per inciso, non mi è piaciuta per niente. Solo un gran caos, come quello che avevo in testa a farmi compagnia.
E poi a poco a poco sono morti tutti, tutti tranne me.
Alla fine mi guardo allo specchio e c’è poco da dire, ancor meno da osservare.
Sono unico e irriproducibile, fatevene una ragione, lasciatemi in pace.
Vuol dire che così doveva andare; non ci perdo il sonno o la ragione.
La vita è piena di figli unici, proprio come me.
E una notte, fatalmente, sono caduto anch’io, sul cuscino. E chi ci ha fatto caso? Alla fin fine non se ne è accorto proprio nessuno.
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