Ecco
Giuseppe Pugliese, ottobre 2024
Ecco. Hai messo sul piatto un vecchio disco. È sabato, c’è il sole e stai bene.
Dopo tanto ti senti quasi vivo. E quando parte l’assolo ti scateni, lo mimi, ti agiti e ti esalti fino a che ti vedi riflesso nel vetro della finestra. Invecchiato e francamente penoso in quel tuo atteggiarti a “giovane”.
È allora che, per fortuna, ti metti a ridere. Ed è così che ti salvi. É così che fai pace coi venti anni che non hai più da un pezzo e non vuoi ammetterlo. Ti senti ancora un ragazzino dentro, ma fuori c’è un mondo che ti reclama adulto, consapevole, responsabile. Anche se tu non vuoi.
Non ne puoi più, ma non sapresti dire se ci hai mai provato sul serio a cambiare la tua vita.
A volte pensi di sì e a volte di no. In entrambi i casi ti giustifichi. Ed è una cosa che ti manda ai pazzi: non saper confessare neanche a te stesso la verità. O davvero non sai manco quella?
E non hai nemmeno ancora imparato ad accettare del tutto un imperfetto, invece di un tempo presente o una promessa di futuro: quel “Ci tenevo tanto a te”.
E così finisce che ogni tanto fai il cretino; fingi di salire su un palco e reciti per te stesso un’altra storiella. Cui fai seguire un breve inchino ed è di nuovo tutto a posto: oplà!
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