Svolgimento
Amedeo Rollo, ottobre 2024
In uno dei cassetti della mia scrivania, nascosti sotto un album da disegno, ci sono un temperino e una matita.
Il temperino è solido, di metallo, con la lama lucente ed affilata. La matita è gialla, lunga, con la punta smussata tanto che traccia linee tozze e grossolane. Decido di farle la punta, ma non una punta tanto per fare, la voglio che sia un cono di grafite perfetto, aguzzo che punga.
Ricordo che una volta qualcuno mi ha detto che accettare senza reagire è l’anticamera della sconfitta. Aveva ragione? Questo puoi dirmelo tu, che hai fatto della mia comprensione la tua migliore arma.
Con la mano destra impugno la matita e la infilo nel foro del temperino che stringo nella sinistra. E comincio a ruotare la mano con una certa delicatezza: devo stare attento al movimento che deve essere continuo, senza forzare, il rischio è che la mina si spezzi! Così facendo vengo attratto, più che dalla punta, da quel ricciolo sottile di legno creato dalla lama, lo vedo avvitarsi su se stesso, sono ipnotizzato dalla leggerezza di quel nastro, sento l’odore del cedro da cui proviene…
Quando la mano è costretta a lasciare la matita perché la rotazione è giunta al massimo possibile, ecco che il truciolo ha un leggero sussulto, si blocca.
Di nuovo la mano riprende a girare e il truciolo ad avvitarsi.
Più volte mi sono chiesto se, di fronte alle esperienze di una vita complicata, l’attesa di un evento risolutivo sia proficuo. O forse è meglio “attaccare” le circostanze per renderle più morbide nei nostri confronti?
Vado avanti così per molto tempo, incurante dell’accorciarsi del bastoncino di legno. Nonostante il nastro si rompa diverse volte io continuo a temperare.
Comprendere, attendere, e ancora comprendere… ma tutto questo rende più nobile chi esercita questa disposizione d’animo con perseveranza?
La matita è quasi del tutto scomparsa. Sulla scrivania sono rimasti i trucioli di legno di cedro anneriti dalla polvere di grafite e il temperino con al suo interno un mozzicone di legno, quel che rimane della bella matita gialla.
Ci si avvita su se stessi, consumandoci, mentre la vita ci passa davanti. E un giorno, con un ghigno, ci saluta.
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