Chimica

Amedeo Rollo, novembre 2024

Quella mattina avrei dovuto incontrare Milena, ci eravamo dati appuntamento al solito bar di Piazza Barberini per l’aperitivo e poi di lì avremmo dovuto raggiungere il nostro ristorante preferito. Non volevo prendere la macchina perché una volta arrivato non avrei saputo dove parcheggiarla e i taxi a Roma sono come le mosche bianche, non se ne trovano facilmente. Decisi così di affidarmi all’autobus fino alla Stazione Termini per poi proseguire a piedi. A Roma gli autobus dell’ATAC hanno, da qualche anno, l’aria condizionata, ma quasi sempre è guasta. Sono riuscito a salire sul mezzo con qualche difficoltà, alle 11 del mattino non doveva essere così affollato. Dopo aver regolarmente “obliterato” il biglietto rimasi in piedi, in fondo, stretto agli altri passeggeri. D’estate gli abiti sono leggeri e si suda molto specie nella calca di un autobus senza aria condizionata.
Ad un tratto ho sentito un odore deciso, penetrante, diverso, un profumo che mi turbava, aveva qualcosa di attrattivo… Cominciai a ruotare la testa alla ricerca dell’origine. Una donna, sui 35 anni, seduta in mezzo al veicolo, era la fonte di quella fragranza. Istintivamente mi diressi verso di lei e con una certa fatica finalmente la raggiunsi. Aveva la chioma rossa che brillava come il fuoco sotto la luce del Sole. Capelli morbidi, lunghi e ondulati che ne incorniciavano il viso luminoso, occhi verdi che brillavano di vivacità e mistero. La pelle, chiara con un leggero rossore naturale, era punteggiata da efelidi che ne accentuavano la bellezza. Quel corpo emanava un profumo caldo e avvolgente che saturava l’aria (almeno io così lo percepivo). Una fragranza che ricordava l’odore della terra bagnata dalla pioggia, con note di muschio e di legni preziosi. Avvertivo il suo profumo come un abbraccio confortante, un odore che lascia un’impressione duratura, una combinazione perfetta di forza e dolcezza, di passione e tranquillità. Un profumo molto eccitante.
La vidi alzarsi ed avviarsi verso l’uscita. E quando mise il piede sul marciapiede della pensilina, ero lì, dietro di lei. La lasciai andare un po’ avanti, mi mantenevo dietro, ad una certa distanza, avevo paura che si accorgesse di me, che mi scambiasse per il solito pappagallo, uno stalker insomma. Camminava a testa alta, con aria distratta, la capigliatura ondeggiante così come i suoi fianchi. Si fermò davanti ad un negozio di scarpe così all’improvviso che quasi la urtai. Riprese a camminare ed io sempre dietro, prigioniero della sua scia profumata e dimentico di Milena. Quando poi si fermò davanti alla vetrina del negozio di abbigliamento ebbi la sensazione che più che guardare gli abiti esposti stesse osservando il riflesso del vetro. Non mi sbagliavo, con uno scatto improvviso si girò e guardandomi negli occhi mi disse: “Ma che fa, mi segue? Che cosa vuole?”. “Niente, niente… non si allarmi è che…” Balbettai qualcosa di incomprensibile mentre sentivo il volto avvampare. Dopo un sospiro continuai: “Mi scusi tanto ma lei ha un profumo così attraente che non riesco a farne a meno” E la signora: “ Ma che sta dicendo, trovi un’altra scusa per attaccar discorso. Io non uso profumi di qualsiasi tipo”. “Ma no, no” ripresi io, “mi sono spiegato male, quando dico profumo intendo il profumo naturale del suo corpo”. A quel punto la donna scoppiò a ridere, era sorpresa e divertita da quelle parole.
Per qualche istante stette ferma davanti a me, ad osservarmi e poi disse: “Senta, si avvicini”. Feci alcuni passi avanti e la vidi annusare l’aria circostante e poi pronunciare la frase che mi raggelò: “Lei ha un odore veramente sgradevole, si faccia una doccia e poi chissà…  forse potremmo rincontrarci”.

Immagine di freepik</a>

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