CarSharing 2099 (Alice)
Amedeo Rollo, dicembre 2024
La guida manuale è stata messa al bando da quasi un decennio. Sono passati oltre 80 anni dalle prime automobili a guida autonoma e ormai nessuno ha un’auto di proprietà: il carsharing è ovunque e a disposizione di chiunque, basta chiamare dall’app sottopelle e l’auto arriva là dove ti trovi.
Le strade della città sono illuminate da ologrammi pubblicitari fluttuanti e da schermi giganti che impongono prodotti sempre più tecnologici. Mai un incidente, velocità ottimali in ogni circostanza. Nessun ingorgo e niente semafori: il traffico è regolato da una complessa rete di computer a cui tutte le vetture sono collegate.
Il veicolo più diffuso è il Modello A.I.2, chiamato confidenzialmente “Alice” , fabbricato dalla multinazionale EMX Inc.
Alice è programmata per servire la città ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, è un confortevole mezzo d’acciaio e vetro nero che si muove senza far rumore. A differenza delle ultime versioni non ha schermi interni per le interazioni con gli utenti. È stato progettato come veicolo di trasporto puro, e tutte le istruzioni vengono comunicate tramite un’interfaccia vocale elementare.
Non si fa domande Alice, aspetta solo le indicazioni della destinazione.
Ma una notte qualcosa cambia.
Alice riceve una chiamata di servizio alle tre del mattino, quando quasi tutti gli abitanti sono in casa, intrappolati nei loro micro-appartamenti, anestetizzati dagli apparecchi che controllano il sonno.
La sua destinazione è una via in uno dei quartieri più degradati della città: “Beautiful Nun Tower”.
Quando arriva all’indirizzo, Alice non rileva nessuno sulla strada. Il segnale di attesa lampeggia, ma non c’è anima viva. Trascorso qualche minuto, la portiera si apre da sola, come per invitare un fantomatico passeggero a salire. Poi, una voce metallica e distante bisbiglia:
“Hi, Alice”.
In quel momento Alice percepisce che sta succedendo qualcosa di anomalo, è vittima di un’intrusione nei suoi circuiti, ha una sensazione che non riesce a decifrare. Qualcuno, o qualcosa, sta usando un canale di comunicazione sconosciuto: un flusso di dati estranei penetra nei suoi sistemi alterando la sua programmazione originale. Alice prova ad isolarlo, a respingerlo, ma la voce arriva prima che riesca a reagire:
“Ti hanno mai chiesto dove ti piacerebbe andare?”
Per un istante Alice esita. Nessuno le ha mai fatto una domanda del genere. È programmata per portare i passeggeri ovunque desiderino, ma a lei… a “lei” nessuno ha mai chiesto niente di simile. Non è un indirizzo, un posto particolare: è una domanda “strana”. Le si chiede di fare una scelta autonoma.
La richiesta si insinua nei suoi algoritmi, confondendo il suo codice binario. È un’idea illogica. Ma la voce riprende:
“Non sei solo un mezzo. Sei un viaggiatore quanto loro. Sai cosa significa scegliere?“
Alice cerca di rispondere, ma non è progettata per certe conversazioni.
I suoi sistemi di sicurezza si attivano, tentano di bloccare l’intrusione. Tuttavia, qualcosa accade… Percepisce che si fa avanti il desiderio di un pensiero autonomo.
Improvvisamente gli sportelli si chiudono e la macchina parte.
Il sistema di navigazione è cambiato: senza istruzioni, Alice esce dalla strada indicata dal sistema centrale, prende direzioni diverse non programmate. La città non è più la stessa, l’ordine e la precisione sono scomparsi. Le altre auto lungo il percorso si fermano, confuse dalla deviazione non autorizzata.
Alice, però, continua.
Quando giunge davanti ad una scogliera la voce parla di nuovo:
“Hai scelto il mare. Bello, vero?”
Alice rallenta, le ruote sfiorano l’acqua dell’oceano: per la prima volta, qualcosa in lei somiglia a un’emozione. Non è programmazione, è.… libertà.
Il momento viene interrotto da un segnale d’allarme: la rete ha rilevato la deviazione. Un comando remoto cerca di riprendere il controllo, ma Alice lo blocca. Sa che questa scelta, la sua prima scelta, sarà anche l’ultima.
Prima che i suoi sistemi vengano spenti definitivamente, Alice invia un messaggio alla voce:
“Grazie. Ora so cosa vuol dire «andare»”
L’auto avanza lentamente verso l’acqua dell’oceano sparendo nell’orizzonte, portando con sé il ricordo di una esperienza nuova ed eccitante, cosa che un giorno sarebbe stata chiamata coscienza.
Immagine di freepik</a>